Come avviene, oggi, il processo di progettazione nella maggior parte degli studi di progettazione e delle società di ingegneria? Solitamente, il design viene modellato in un software di progettazione statica. Nel prossimo futuro, però, molte cose cambieranno: si potranno realizzare più iterazioni di progettazione in uno strumento concettuale senza dover rimodellare gli edifici ogni volta che c’è un cambiamento. Il vantaggio più ovvio sarà l’efficienza di non dover rimodellare più volte, creando molteplici iterazioni in modo molto efficiente.
In questo viene in aiuto la progettazione parametrica (parametric design), “un processo basato sul pensiero algoritmico che consente l’espressione di parametri e regole che, insieme, definiscono, codificano e chiariscono la relazione tra l’intenzione e la risposta progettuale” (W. Jabi, 2013). Si tratta di un modello operativo in cui la relazione tra gli elementi viene utilizzata per manipolare il disegno di geometrie e strutture complesse. Oggi il termine è sostanzialmente riferito ai sistemi di progettazione computazionale (computational design systems), cioè in grado di modellare, simulare o replicare forme/modelli utilizzando un computer. È possibile abbinare il design parametrico al BIM per modificare geometrie in modo semplice: man mano che gli strumenti software – già oggi disponibili – diverranno più diffusi e facili da usare, vedremo un tasso di adozione sempre più ampio.
Che consentirà di ridurre sempre più lo “spreco” dei dati. I dati, infatti, possono essere “sprecati”, quando non vengono utilizzati in ogni fase del ciclo di vita di un edificio. Sono dati sprecati quelli che rimangono in un documento Excel senza essere consultati e aggiornati. La fida dei progettisti di domani è quindi l’interoperabilità, ovvero il riuscire a importare/esportare dati provenienti da diverse fonti in un modello unico, affinché possano dialogare tra loro. Tenendo conto che l’analisi e la modellazione manuali stanno scomparendo.
In futuro, grazie a intelligenza artificiale e algoritmi, i computer saranno in grado di ricevere un insieme di compiti, regole e processi e di eseguirli autonomamente e più efficientemente degli esseri umani. Chi oggi crea manualmente PDF, esporta file DWG e modelli BIM, nel futuro prossimo non lo farà più. Tante azioni già oggi possono essere automatizzate, e si arriverà ad avere tutto il processo di modellazione in cloud e set di PDF aggiornati in tempo reale a ogni modifica di progetto.
Questo si tradurrà anche nell’evoluzione del tradizionale processo di coordinamento 3D/rilevamento di interferenze. Il generative design permetterà, per esempio, di instradare i condotti e le tubazioni di un progetto MEP in modo autonomo. Anche i programmi di calcolo delle armature stanno evolvendo e guideranno i progettisti nella modellazione a gabbia 3D e nella produzione della documentazione per colonne, travi e fondazioni in cemento armato. È solo una questione di tempo prima che questi strumenti diventino largamente diffusi.
Non si può parlare del futuro della progettazione, infine, senza citare realtà virtuale e realtà aumentata (VR/AR). In futuro, probabilmente, non dovremo scegliere tra visori di realtà virtuale e mista: gli occhiali avranno lenti in grado di ospitare entrambe. Inoltre, man mano che l’hardware diventerà più leggero e più confortevole, questi dispositivi potranno essere indossati per tutto il giorno e non solo per vedere un rendering.
La premessa è quella di creare sinergie tra “umani” e computer, che dovranno lavorare insieme. I progettisti potranno “istruire” le intelligenze artificiali ponendo una serie di regole, requisiti e parametri. Il computer potrà quindi restituire un elenco di opzioni che soddisfano quei criteri basati sui parametri impostati dal progettista, tenendo conto anche di altri fattori, come l’analisi dell’illuminazione naturale, i carichi termici, le percentuali di vetratura, ecc., e aiuteranno a progettare, in modo efficiente, edifici più belli e sostenibili.